Giro al rovescio a causa di wordpress rincretinito, sorry…

 

la mia prof. di italiano e latino al biennio del Serpieri, non si ricordava di me…meglio cazzo!

Te lo sai come si blocca un giocatore di Burraco su Ipad che fa il cafone?

Giornata fotogienica…

umarello

Fano Rimini in A14 in 20 minuti per non arrivare tardi alla riunione più importante dell’anno…

 

Io:Quanto senti forte l’amore nei miei confronti?

Risposta: è una domanda seria?

Io:Certo!

Risposta: più di ieri

Io: EVVIVA!

Ps: è tornata la Lelly Kelly più viva che mai!

E come ha scritto Adriano Sofri sul suo feisbuchein “ci metteremo un pò a chiudere la bocca aperta”.

ps: grazie Tiziano!!!

 Ruistida di pesce con totano e sardoncini top al bagno 56.

Ho passato tutta la giornata all’Hotel Amicizia, sono stato da Dio.

E naturalmente è scattata l’intuizione.

Grande Cricchio, grande Gianluca.

Insuperabili le tre donne della famiglia…

 Prima le foto recuperate dalla seratona niuiorchese del 12 aprile in compagnia del buontempone Astro…

Oggi in Romagna.

 E per Reggio Emilia tutto procede liscio come il mare di Riccione oggi pomeriggio.

GIUDICARE O CRITICARE?

La differenza è sostanziale e molto sottile.

Giudica chi implicitamente impone il suo volere sull’altro. altra cosa è criticare, che è un modo di vedere la realtà attraverso una lente propria.

Quindi potrebbe essere che tu giudicassi tuo fratello.

Questo potrebbe essere stato dettato da un amore che forse non hai mai percepito come tale, ma che ti usciva con un desiderio “protettivo” nell’indicargli e anticipargli la strada, tipico dei fratelli maggiori generosi. quindi amore anche quello, ma che va fatto fluire in modo aperto e probabilmente fa sentire anche della sofferenza, mentre imponendo si anestetizza la sofferenza

baci

Agnese.

La temperatura scende.

Ho capito cosa voleva dirmi e concordo con lei.

Grazie Mauro, sei un favoloso interprete.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il viaggio è terminato, Terry era fuori per uno shooting quindi si è perso lo spettacolo, pez per lò.

In compenso abbiamo trovato la gallerista che ci ha opzionato il nostro progetto “Nine days in New York”.

Sono felice, siamo felici, non saremo mai più come prima.

 

NYLASTDAY

Come sempre si arriva all’ultimo giorno di un viaggio, ci si arriva sfiniti ma con sorriso a 150 denti. Fino ad ora e’ stato uno show continuo, con Teo che è riuscito anche in silenzio a sovrastare l’energia di Chico. Lui è l’american dad, la star, la grande mela. Da domani NY non sarà più lei senza le sue scorribande. Ci ha fatto un grandissimo regalo, forse e’ meglio dire ci siamo fatti un grandissimo regalo. Sono occasioni uniche per un viaggio così. Mai come sta volta la location era perfetta. Veniamo da una nottata lunga con poco riposo, eravamo troppo curiosi di lavorare le foto della giornata passata. Abbiamo ancora negli occhi la faccia della gente quando papi faceva la parte della mummia trafugata. Impagabile. Comunque con la sveglia per le 9,30 ultima colazione al nostro baretto con saluti di rito a chi prima ci ha osservato con diffidenza e poi ha cominciato a partecipare alle nostre giornate. Poi in marcia per la grande ultima sfida. Incontrare Terry Richardson nel suo studio. Chico e’ tirato a lucido, splendente nella sua divisa scozzese, tutto rigorosamente FAKE. Ci accompagna anche Mària, una cuoca a domicilio che ha avuto un ristorante fighissimo a ny per 20 anni e dove Terry spessissimo andava a mangiare. Sotto lo studio la luce e’ accesa, suoniamo, ma ad aprirci e’ una ragazza che ci dice che TR sta lavorando in giro. Non c’è’ stato verso, e’ stata l’unica cosa andata storta di questi 10 giorni, o forse neanche storta, forse non era il momento e basta. Manca poco ormai, e dobbiamo sbrigare gli ultimi giri, così di corsa andiamo al negozio della MOSCOTT dove TR ha fatto fare i suoi occhiali, Chico parte anche qui, entra in DIVISA e anche se dubbiosi nessuno ha il coraggio di smascherarlo, lo lasciano fare fino a quando lui per primo non si rivela. Scattiamo un po’ di foto e facciamo un video con i dipendenti, e il matto compra un paio di occhiali quasi per liberarsi finalmente del ruolo fin’ora interpretato. Subito fuori dal negozio, a fianco entriamo in una galleria che espone foto di nudi tutti fatti da una artista al momento in voga negli stati uniti, anche qui dopo aver tentennato non poco, la ragazza che la gestisce con Chico stipula un patto per settembre. Vorrebbe proiettare nella sua galleria il video del viaggio che abbiamo girato e tappezzare tutto con le foto fatte in questi giorni per vendere all’asta. Chissà mai che parta qualcosa veramente. Taxi velocissimo e giro sulla Broadway per prendere dei regali per gli amici e ritornare in casa a fare i bagagli. In un’ora pronti, e Teo stranamente sembra ,dico sembra non aver dimenticato nulla. ( il passaporto e’ in tasca stavolta) salutiamo la nostra casina, molto decadente stile new York ma strategicamente ottimamente posizionata. Un taxi ( l’ultimo ) ci aspetta già, e mangiandoci un falafel al volo comincia la corsa per Newark. Forse perché ormai siamo rassegnati alla partenza il sonno diventa pesante, ci si chiudono gli occhi ma con la coda ci divoriamo gli ultimi flash di un posto meraviglioso e che ci ha concesso e permesso di fare i matti senza mai sentirci di TROPPO. Una volta arrivati sbrighiamo i controlli e le pratiche nonostante lo stato di allerta si fanno comunque più rapidamente che da noi dove non ti fermano manco se passi con un coltello tra i denti. Si parte. Stavolta mi fa compagnia il film ”io sono leggenda” già visto ma va bene lo stesso, ci hanno diviso tutti e tre, (forse hanno avuto una soffiata….divisi siamo potenzialmente meno pericolosi), Chico e’ già tra i fumi del l’alcool e parla con una ragazza canadese che ha un pappagallo che si chiama esattamente come lui……..vorrà dire qualcosa? Papi si guarda il film di Virzi spettacolare che tanto ci ha emozionato all’andata, poi crolliamo a dormire. Non mi succede spesso di riuscirci, sono troppo curioso, mi dico sempre che di tempo poi ne avrò, mi guardo intorno curioso come un bambino, ma stavolta proprio la lotta era persa in partenza. Arrivati, aspettiamo i bagagli e poi con la navetta (dormita anche quella) in stazione. Il treno lo prendiamo solo dopo aver ringraziato Teo che parte per la sua Liguria. E’stato unico, si merita tutta la ribalta, finalmente si è’ lasciato andare per bene pensando a divertirsi e basta. Sarà sempre un periodo marchiato a fuoco dentro di noi speriamo non rimanga Unico. Con la mamma nel 2000 andammo a CUBA con papi a NEW YORK……la Santina e’ la solita rivoluzionaria della Family. Le tre ore sulla freccia bianca passano ,come tutti gli ultimi tratti, con lentezza nonostante abbia dormito anche qui in posizioni assurde, poi con la faccia segnata come una cartina geografica finalmente scendiamo nella nostra Rimini. La Lucia ci aspetta in tutto il suo splendore, ricaricata dal viaggio e dalla pausa da Chico…( credo comunque che alla fine anche un pazzo come lui ti manchi dopo tre gg). Alle 15 di oggi il pacco NIK e’ arrivato a destinazione a casa dove mi saluta il ciuffetto sorridente.Non so se il racconto-fotografico vi ha reso l’idea di quello che è stato, per noi non è stata una normale vacanza. I De Luigi hanno una storia burrascosa dietro, per una volta hanno pensato a fare impazzire tutti gli altri………

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NYDAY9

La sveglia e’ stata durissima dopo la giornata di ieri, ormai non mi svegliò manco con la colazione, il cervello mi si accende assieme al passaggio della tessera della metro nel tornello. Oggi ci aspetta il MET metropolitan museum, una delle cose che amo di più a NY.È immenso, ma oltre ad avere pezzi meravigliosi di tutti gli stili e epoche, ha degli spazi infinitamente ampi e dei tagli di luce unici davvero. È stato costruito attaccato a Central Park e dalle sue finestrone hai anche una sua visuale che in questo periodo e’ incantevole con i ciliegi in fiore. Passiamo rapidamente la fila e cominciamo il percorso mirato, visto che per la sua vastità e nostra stanchezza non si può fare per intero. La cosa fantastica e’ che oltretutto puoi scattare foto dove vuoi, anche se ovviamente senza flash, e sta cosa non può scatenare nei tre Deluigi’s la stupidera più totale. Partiamo dalla sezione greca-romana dove abbiamo cominciato a fotografare culi e bocce alle statue e insieme abbiamo fatto una foto con Hercules che dei quattro di sicuro e’ risultato il più rigido nella posa, Chico si è trombato un leone di marmo, abbiamo ridato la testa a delle statue, e abbiamo misurato misurato il pacco di un greco……poi area asiatica li Chico ha capito,che le dimensioni contano. Poi l’Egitto, che da oggi non sarà più lo stesso. Qui abbiamo dato il peggio di noi davvero, siamo partiti da Teo sarcofago in mezzo ai ballerini egizi, abbiamo proseguito con un trenino faraonico, BAND rock tra le rovine, e a quel punto non ci rimaneva che trafugare un pezzo del museo, gli italiani di solito se possono qualcosa si fottono sempre. Teo ha anche interpretato un sarcofago sacro per concludere la zona dei faraoni. Ci siamo rotolati letteralmente a terra più di una volta dal ridere, abbiamo fermato le persone per sgombrare le zone dove scattavamo, gli addetti del museo non sono mai intervenuti, partecipando divertiti da lontano, davvero la parola pirla oggi ho capito che ci calza a pennello. (Fotofotoniche ovviamente fatte da canonisti). Abbiamo attraversato altre due aree, fantastiche con riproduzioni di intere facciate di palazzi e piazze piene di statue, corridoi con decine di vetrine piene di reperti in argento, cornici, oggetti in vetro, argento e monili, dove l’effetto specchio rendeva tutto ancora più magico. Ancora ridendo per la zona delle mummie, siamo andati a pranzo, una insalatona e una zuppa, studiando un piano di attacco per domani all’ultimo appuntamento del viaggio. Sarebbe una vera perla andasse in portò anche questo……domattina lo sapremo. Di nuovo in piedi siamo saliti al secondo piano per vedere due mostre fotografiche. La prima sulla manipolazione delle foto digitali, la seconda di William Eggleston un fotografo anni 70 che Chico ama molto, c’è le siamo gustate veloci, e ci è rimasto il tempo per far un danno a un opera di Rodin, poi giù per l’ultimo grande show dell’american dad, che ormai ha trovato la sua dimensione di artista. Visto poi che ormai i soliti 10 curiosi non gli bastano più come pubblico, ci siamo messi direttamente nella Grand Hall del Metropolitan a fotografarlo chiedendo in prestito vestiti e copricapo a una ragazza orientale che ignara e’ passata di li. Vi dico solo che sono usciti gli addetti ai guardaroba per fotografarlo col cell. Momento indimenticabile!Visto la sua disponibilità abbiamo deciso di dedicargli un momento, per una delle cose a cui teneva molto. Siamo andati in taxi alla panchina di Woodie Allen, quella del film Manhattan, sotto il ponte di queensboro. La panchina e’ stata spostata di poco, e anche se la location ha una visuale unica, e’ stata adattata vicino a dei bocchettoni enormi che sparano aria di continuo e soprattutto fanno un casino infernale. Nonostante tutto stiamo li un’oretta, per farci raggiungere da Cristina Brolli e per una veloce merenda oltre alle solite foto di rito del triopirla. Io sono a sto punto azzerato, ma ormai ci siamo e su un altro taxi andiamo di la del fiume per vedere il tramonto con davanti la silouette di Manhattan. Abbiamo aspettato circa un 45 min per vedere il sole calare dietro i grattacieli fa caldo e non c’è vento, giornata splendida, davanti a noi abbiamo l’empire, e il chrysler, la luce rossa del tramonto e vicino poche persone che sono qui come noi per una immagine della big Apple. Ci sono due ragazze, tre fotografi che sparano a raffica e un padre con i suoi due bambini. Siamo stati bravi a chiudere così una giornata, Ne è valsa veramente la pena. Da li per tornare a Manhattan prendiamo la teleferica, che scorre sotto il ponte, costa come un biglietto della metropolitana e ti fa passare in mezzo alla grandezza della città sempre in movimento, sono 5 min di viaggio ma favolosi, lo consiglio a tutti. Salutiamo Cristina che scappa dai suoi bimbi e prendiamo la metropolitana, papi ormai e’ così famoso a NY che le donne si fanno in 4 per fare foto con lui, mai visto pantere così cercare di sbranarselo. Poi con un taxi cerchiamo all’East Village un ristorante Indiano, per fortuna abbiamo capito presto di aver sbagliato strada e ci siamo infilati in un piccolo ristorante messicano per una cena a base di quesadilla e birra, per lo meno abbiamo evitato di sbroccare per la fame. E’stato un giorno troppo bello per togliergli quel buon sapore di bocca. Alle 22,30 a casa stavolta anche contenti, le foto fatte oggi sono sicuramente preziose per oggi e per sempre e la curiosità e’ fortissima. Domani si parte, il tempo e’ volato. In un posto così era da aspettarselo, queste facce, questi scorci, questi odori non si dimenticano sicuro. Ci sono voluti 44 anni e mezzo per viaggiare insieme ma c’è l’abbiamo fatta, e per come e’ andata credo che anche i newyorkesi sentiranno la nostra mancanza. (Nicola De Luigi aka my Bro)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo musi lunghi e ordini urlati ad alta voce alla top of the rock, sarà perchè il padrone della baracca è uno dei tre potenti della terra?

Ammerigan Dad sempre più fans araundeuorld e si capisce sempre meglio il perhè.

Domani ultimo giorno di orgasmi multipli ammerigani, il nostro è stato un viaggio meraviglioso…

 

NYDAY8

Scrivere per più di un’ora il racconto di oggi e arrivare alla fine soddisfatto ma con gli occhi che si chiudono non ha prezzo, provare a copiarlo per pubblicato e per sbaglio cancellarlo, fa sbroccare letteralmente!!!!!!!! Accontentatevi del bignami, il giro di 12 ore filate di oggi mi ha messo a dura prova.Siamo usciti presto per andare a vedere finalmente il primo museo del viaggio, il MOMA.Scendiamo dalla metro a Grand Central Starion, mastodontica e ancora affascinante con quel suo stile retro’. Compie adesso 100 anni, portati benissimo, come nei film che l’hanno vista protagonista, (come si può dimenticare la,scena degli intoccabili).Una cosa veloce, 15 min e qualche foto anche ai Marines presenti per rafforzare la vigilanza in seguito all’attentato di Boston, poi via per la 42esima e la quinta. Strade pazzesche, con i classici tombini fumanti e i grattacieli immensi dalle mille luci e finestre che si riflettono l’una l’altra. Arrivati la prima sorpresa. Il museo e’ chiuso al pubblico, forse e’ destino che non riesca a vederlo mai. Cambiamo programma al volo e decidiamo di incamminarci quando ci ferma un ragazzo. Dice di chiamarsi Armani (Arman) ha 22 anni e manco a dirlo e’ armeno, è a NY per studiare, intanto lavora proponendo ai turisti gli affitti di biciclette per visitare Central Park o li accompagna in risciò direttamente lui. Noi scegliamo la seconda per mantenere le forze. La contrattazione parte da 135 dollari per un’ora, poi scende a 95 poi a 90 per 80 min. Accettiamo ma solo dopo aver pranzato a base di insalata e non prima di esserci fatti tutti e tre i Delu la foto davanti al caffè FIKA, un CULT prima ancora di essere pubblicata. Chico dopo mezzo litro di vino e’ ancor più carico del solito ma per lo meno stavolta con un urlo impedisce ad Arman di prendere in pieno un taxi dopo solo 10 pedalate. Ci mancava solo quello.Il parco e’ sempre uno spettacolo, e in fiore come adesso lo è ancor di più. Abbiamo fatto un casino memorabile, la nostra guida era spompato dal ridere dopo neanche tre minuti, ma in modo molto carino e’ stato nostro complice anche con i turisti che incrociavamo. ha rischiato di essere palpato e limonato dal fratellone ma alla fine ha retto anche se ogni tanto mi chiedeva di dirgli se poteva fare meno casino perché aveva paura di essere fermato dalla polizia. Il laghetto, e stroberry Field le tappe e il giro termina davanti al Dakota building il palazzo dove viveva e dove venne ucciso John Lennon da uno squilibrato geloso della sua popolarità. Taxi al volo e via al Guggenheim, splendido museo progettato da Frank Lloyd Wrigth ( lui ne sapeva a pacchi ). Finalmente abbiamo la,possibilità di capire se il pass no panic funziona veramente. Alla cassa senza nemmeno tentennare ne controllano solo uno e ci fanno passare in tre, saltando anche la fila alle casse. TOP!Il giro non è male ma la stanchezza e’ tanta, ormai il poco dormire e le grandi camminate ci hanno sfinito anche se vale la pena tirare un altro pochino.non ci sono grosse esposizioni così un giretto volante e una fermata al bar interno dove Chico fa il suo ennesimo show, e chiude chiedendo a una ragazza se visto che chiudevano avevano del cibo da farci che avrebbero buttato via. Senza fiatare la ragazza va al bancone e torna con 4 contenitori e otto panini ahahahahahah abbiamo sbafato sia l’ingresso che era 22 dollari a testa che la cena 30 dollari, per un totale di 96, giusto quelli dati ad Arman compreso di mancia. Tutto torna no? Usciamo per mangiare e conosciamo il ragazzo russo che ha un piccolo carretto pieno di sue foto di new York in vendita per i turisti, proprio davanti all’ingresso del museo. Vive ad Harlem con moglie e 3 figli, ci parla di lui e del suo lavoro, e del fatto che per il suo business non ha dovuto far altro che chiedere un permesso, tutto qui, mentre in Russia avrebbe avuto a che fare con tasse, e mafie varie…….ricorda qualcosa? Ci scatta quattro polaroid, ma decidere di vendercene solo due, le altre le vuole per se. Lo capisco bene, TEO versione dj avrebbe conquistato chiunque. Siamo a pezzi tutti e tre, anche Chico fa impressione vederlo senza voce e senza idee per rompere i coglioni. abbiamo pero’ un’ultima missione da compiere. Ci aspetta il tetto del TOP OF THE ROCK per far provare a teo le ebbrezza della vista di NY dall’alto e al tramonto. Per strada ci fermiamo in una stazione di pompieri in assetto per qualche chiacchiera con mr Bennerti di origini Calabresi ( anche se non sa neanche lui il suo paese di origine come si chiama). Parliamo della situazione economica, dell’italia (che lui conosce solo per venezia in festa) ci dice ammirato che gli sembra tutto bello e felice come paese…..visto le sue idee confuse e la sua disponibilita’ decidiamo di salutarlo lasciandolo nella sua ignoranza ( nel senso che ignora :))Arriviamo finalmente al grattacielo e ritestiamo il pass che stavolta non funziona cosi sborsiamo i 27 dollari a cranio e saliamo sul roof. la giornata non sara’ la migliore, e’ anche freddo, ma la vista e’ mozzafiato nonostante si debba sgomitare per farsi spaIo tra i turisti assatanati. turisticissima come cosa, ma impossibile da evitare. altri due spettacolini nelle varie zone del grattacielo, cosi giusto per farci nemici addetti e guardiani, poi fuoric per prendere la metropolitana e diritti a casa con giusto le forze per un te con biscotti per sistemare una parte di foto di oggi ( a lavoro quasi finito Chico si è addormentato con il computer sulle gambe) e per tirare due sfromboloni per dover riscrivere questo testo.Ormai rimangono solo due giorni, non pochi ma la testa ogni tanto va già a cercare le cose da fare una volta rientrati……il classico segnale che la vacanza volge al termine. Per lo meno oggi nessuno ha trovato modo di discutere.Mai come oggi ho avuto la sensazione che qui ci tornerò sicuro presto, un posto unico!Notte. ( scusate per gli errori, ma la seconda volta che scrivi qualcosa praticamente già dormendo non può essere un capolavoro sicuro). (Nicola De Luigi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mio fratello che regala a me e al nostro ammerigan Dad il ritratto icona di John Lennon non ha prezzo.

 Per chiudere la giornata la comunità italoammerigana ci sconsiglia di emigrare nella grande mela, il che è tutto un dire…

E dopo lo studio, just by chance come direbbe un non credente, scoviamo pure l’attico del Terry.

Il mondo è così piccolo che quasi mi sento soffocare…

 

NYDAY7
La sveglia sarà anche ad orario normale, ma il problema e’ che ormai si dorme di media non più di 4/5 ore per notte dopo giornate intere passate a camminare al freddo, ma se non ora quando? Dopo la solita colazione al nostro solito barettino, scappiamo all’appuntamento con Caroline, l’amica di Chico che oggi ci farà da contatto per incontrare Bob Gruen, il fotografo storico della scena musicale americana, conosciuto per la foto di John Lennon con la maglietta di New York city, ma che ha fotografato, dai Ramones, ai Clash, Rolling Stones, Springsteen, Iggy Pop ecc. Lo andremo a trovare a casa sua, nel distretto di meatpacking, quartiere rinnovato e al momento in voga. Il palazzo dove vive e’ abitato solamente da artisti e ognuno di loro paga l’affitro in proporzione a quello che guadagna (cosa molto particolare per questa città). Anticamente era anche attraversato da una linea di metropolitana che ci passava letteralmente dentro. Tra gli inquilini famosi ci fu anche Diane Arbus di cui la leggenda narra che prima di suicidarsi in casa piazzò anche la macchina fotografica sul cavalletto per farsi l’ultimo autoscatto.
Bob ci accoglie nella sua casa/studio/camera oscura lasciandoci liberi di muoverci e di scattare foto, Chico comincia a fargli delle domande sulla sua vita e papi riprende tutto, io scatto, ma sgrano gli occhi davanti ai dettagli stipati sui mobili e alle cassettiere che sono come forzieri visto che contengono negativi di una vita e cantanti o BAND che hanno fatto la storia. FAKE Chico scherza con lui, (secondo me leggermente sulla difensiva quasi intimorito dalla sua energia) il tutto dura non credo più di 15 min ma che mi ricorderò credo per sempre. Ricorderò l’incontro anche perché avrò sempre appesa in camera la foto famosa di Lennon autografata che ho regalato anche a papi e Chico. Salutato Bob e ringraziato Caroline ci mettiamo in marcia. Rendiamo felici una dozzina di argentini che si fanno fare qualche foto da chico ignari che personaggio sia, hanno rischiato palpate di tette o strizzate di maroni dopo neanche tre minuti di circo, e hanno finito per ricambiare lo show pagando un dollaro e diversi pesos salutandoci con un sorriso a 100 denti. (ridevano tutti tranne il bambino che dormiva nel passeggino e che si e’ svegliato totally rincoglionited per il bordello). Per pranzo optiamo per un Diner, ( uno di quei locali arredati stile Happy Days), magari un po’ datato ma sempre con il suo fascino. Qui dalla tv ci accorgiamo dell’attentato alla maratona di Boston. Non ci sono segnali di agitazione tra gli americani che guardano il notiziario e anche in citta’ tutto sembra sereno. Dopo poco di nuovo in giro ci siamo messi a passeggiare per il distretto. Troviamo il negozio della Kills famoso per i prodotti per il corpo e i profumi, i commessi divertiti come sempre dalle gag di Chico e gentilissimi ci hanno lasciato giocare con il box all’interno del negozio con cui ci si poteva fare le foto, e per una volta i FAKE TERRY sono diventati tre, ci siamo ammazzati dal ridere……vedere il Teo stare al gioco e’ impagabile. Successivamente attraversiamo la High Line, una vecchia linea della metropolitana chiusa e trasformata in area turistica, incrociando un rapperdancerfashionvictims dall’aria aggressiva e abbigliamento imbarazzante, (catenona metallica, anellone a forma di ponte di Brooklyn e Tshirt rosa), un ragazzo sardo che scatta gratis ritratti a tutti in bianco e nero, e soprattutto grazie alla sua dritta troviamo casa di Terry Richardson. Scatta una mezz’oretta di appostamento sotto casa sua sperando che la macchina sotto aspetti lui con i motori accesi, ma niente, al momento di incontrarsi sti due non se ne parla. Con qualche sacchetto in più, siamo andati a prendere un taxy dove scoppia il bordello tra i Delu più datati, si sa, gallina vecchia fa buon brodo e quando sbroccano i De Luigi danno sempre il meglio. Chissà cosa pensano i taxisti quando ci sentono incazzati e urlanti? Giusto un’ora di pausa a casa e poi di nuovo in macchina per andare a cena a casa di Freddy un direttore di fotografia, di origine siculo/danese e sua moglie etiope, in compagnia anche del Teach (Nicola per gli amici) gaffer per il cinema e documentari, amici di Chico. Loro abitano Brooklyn e per arrivare li, attraversiamo il ponte al tramonto (Uno spettacolo di rosso e lamiera incredibile) , e il quartiere ebreo ortodosso di Bedford Stuyvesan, un flash pazzesco, sembrava di essere in un film. Gli uomini tutti con i boccoli a fianco delle orecchie e bambini, e donne comprese tutti vestiti di nero. Peccato solo essere in ritardo e non potersi fermare per scattare qualche fotina. Bella serata, in un appartamento accogliente ricavato in una casa popolare, si parla dell’Italia dei suoi problemi e di come e dove poter cambiare aria, (darnov!) sarà davvero arrivato il momento? In fondo anche il taxista di oggi alla domanda sul suo desiderio da esprimere ha detto che per lui chiederebbe la salute, mica i soldi……con quella non te la compri di sicuro. Vorrà pur dire qualcosa se poi sia un secondo taxi driver e Fred e sua moglie vorrebbero tornare in Ghana il primo e ti sconsiglino gli usa i secondi, nonostante ora lavorino tanto e guadagnino decentemente, ma che stringi stringi non sono sicuri di poter salire sul tetto e urlare” ne è valsa veramente la pena” come Verdone.

Me as Fake Terry and Bob Gruen in his apartment studio. (©:photo by my Bro)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

From Harlem to Coney Island with un filo di gas. 

NYDAY6

Staccare mi ha fatto sicuramente bene, ormai addormentarmi e’ semplicissimo e svegliarmi difficilissimo, vorrà pur dire qualcosa no? Stanco nei piedi ma rilassato nella mente, così mi sento, per cui dopo la sveglia dettata dal solito Chico che ci fotografa mentre dormiamo ci prepariamo per la mattinata. Subito dopo aver fatto colazione prendendo cose al volo in una grocery, ci infiliamo nella sub way per andare ad HARLEM. È domenica e sono solo le 9, quasi tutto ha le serrande abbassate ancora, ma da subito comunque si percepisce che ha un aspetto e un’aria diversa da Manhattan. I visi hanno un’aria molto più tirata e gli abbigliamenti sono molto più ” neri ” del solito. Cerchiamo di capire in quale chiesa poter vedere una messa gospel, senza trovarmi nella bolgia turistica organizzata perfettamente per chi viene da fuori. Già nella metropolitana abbiamo incrociato italiani e francesi che avevano indirizzi consigliati dalla guida. Chiediamo a una coppia per strada, l’uomo dal cappellino con scritto MAN OF GOD, chi meglio di lui puo’ aiutarci?stracarino ci suggerisce due posti apparentemente validi. Prendiamo la street dove si trova l’Apollo theatre, il tempio di James Brown, li vicino tutti i negozi hanno le serrande metalliche o i vetri dipinti di graffiti fatti dalla stessa persona. FRANCO THE GREAT, e’ un signore ormai attempato ma arzillo che si e’ inventato uno strano buisness, dipingendo praticamente tutti i negozi della via del famoso teatro, e vivendo nel quartiere GOSPEL per eccellenza, sa bene che il sabato e la domenica il flusso di turisti e’ notevole, e ha capito che era il caso di monetizzare, per cui ha disegnato una linea di cappellini, magliette e qualche gadget, ha firmato tutto, e d’accordo con i vari autisti dei pullman si fa scaricare per una mezz’ora le persone che puntualmente gli comprano qualcosa e si dannano per farsi fare una foto con lui, ma probabilmente senza neanche sapere chi sia.A volte basta poco, e in fondo da sempre anche gli italiani di queste idee ne hanno avute a pacchi. Visto il largo anticipo rispetto all’inizio delle cerimonie, ci facciamo il solito giro per strada. Incontriamo l’angolo dove purtroppo solo il sabato un gruppo di ragazzi ballano l’harlem shake e non potendo resistere ci siamo fatti fotografare tutti e tre all’opera con la gente che rideva dalla strada e da dentro le macchine. Stanchi morti per i 30 secondi di performance, ci infiliamo allo starbucks, dove la big mama ( qui devo dire che big lo sono un po’ tutti ) ci da altre dritte per il gospel, un balletto anche con lei, e ancora a zonzo. Troviamo la nostra chiesetta ma ormai i posti a sedere sono esauriti, e ripieghiamo su una church piccolina sulla MALCOME X, carina, ricorda un po’ quella del film”the blues brothers”, ma guardandoci bene in giro, ci accorgiamo che qualcosa non è proprio come speravamo. Il coro non è presente ma ci sono solo due cantanti di cui una anche con delle corde vocali discutibili, la percentuale dei turisti sembra essere almeno tra il 70 e l’80 per cento, a parte tre anziane molto coreografiche (probabilmente pagate dall’azienda di soggiorno) sono tutti arrivati li per la prima volta come noi. Il peggio però è che la funzione si svolge come per il karaoke con due monitor che dominano l’altare e dove le persone leggono il GOBBO e dove viene proiettato il benvenuto ai turisti intervenuti. Per non rischiare di perdere anche qualcuno dei pochi intervenuti, passano subito a raccogliere le offerte e dopo un brano cantato da ben sette fratelli, ( intercalare del posto, forse non sono manco amici tra loro) decidiamo per la fuga.Alla chiesa mastodontica a fianco la musica non cambia, tutto fintino direi, per cui ci infiliamo in un piccolo ristorante carino, ma dove i camerieri senza un vero nesso con l’arredo del locale si presentano con una divisina psicadelico/allucinogena. Pranzo decente e via a prendere la metropolitana per andare a Coney Island. Il viaggio e’ lungo, ma le gambe stanche per cui va bene così. Mi aspettavo qualcosa di più anche da questo posto, ma probabilmente perché ancora nonostante il sole,fa ancora freschino, e perché i racconti che avevo, mi parlavano di un posto favoloso, e si sa che le aspettative ti fottono sempre. L’area su cui si estende il luna Park sul mare e’ vastissima, di gente c’è n’è ma non una infinita, e ti sembra di essere catapultato indietro nel tempo, tra le montagne russe in legno vecchie di 100 anni ( e sono serio sia sul materiale sia sugli anni) e parte delle attrazioni dove puoi misuranti in precisione o forza. In uno di questi parte la SFIDA tra me e Chico, sulla gara del tiro da 3 punti a basket, non si è partiti proprio subito subito, ma con papi che filmava tutto si è consumata. Diciamo che abbiamo fatto cagare tutti e due, diciamo così, così tanto che poco più in la abbiamo fatto la rivincita, in un banco sempre dove si doveva far canestro. Risultato identico!!!!!! Non tanto per il vincitore ma per la scarsità delle prestazioni. Per fortuna che almeno chi ha perso ha riconosciuto senza polemizzare la superiorità dell’altro. Sudato fradicio (cit) abbiamo ripreso a fotografare persone scorci e le grafiche delle insegne e delle giostre, che qua sono sempre spettacolari. Ci uniamo a un gruppo di ragazzi che stava aspettando di girare un video rap, e dopo qualche foto insieme a loro ammirati dalla somiglianza di Chico con Terry Richardson, ci mettiamo a sedere da Nathan, famoso per gli hot dog, gustandoci il tramonto sull’oceano.Rientrando in metropolitana ci fermiamo a parlare con una ragazza di 36 anni di origine rumena che lavora come poliziotta all’interno dell’area della,linea F. Parliamo almeno 45 min, di molti temi, dalle ferree regole statunitensi per mantenere l’ordine, del suo paese, di politica, di sogni volontà e desideri, lei parla un nell’inglese senza slang, e ha un viso semplice, sta dentro alla discussione fermandosi solo per aiutare le persone in difficoltà o per bloccare chi fa il furbo ai tornelli,sta li, con piacere, risponde a tutto senza quel l’atteggiamento spesso autoritario che si incontra in chi porta una divisa. Si Sembra stupire anche lei di come funziona, ma da persona dentro al meccanismo americano lo condivide per mantenere tutto sotto controllo. Nel tragitto del ritorno, si ride si scherza e si alza la voce, ormai chi è’ seduto vicino a noi si gode le gag urlanti così tanto da arrivare a sbattere i piedi per terra e ridere con i lacrimoni agli occhi, e quasi gli dispiace scendere. Ma si sa’ ” IL TEATRO E’ IL TEATRO”….(cit). A cena ancora una volta si opta per il thai, e per alzare i toni. Di domande da farci e denti da toglierci ne abbiamo sempre avuti, ma spero sempre meno ci saranno.

Slow Rewind Brucliniano top.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NYDAY5

Se Chico non se la finisce di essere così sovreccitato probabilmente ci lasceremo le penne entro mercoledì per carenza di riposo. Ci siamo svegliati alle 9 di mattino dopo meno di 4 ore di sonno. È soprattutto potrò svegliami con lui che mi flasha in faccia mentre dormo?!?! Il nostro bar di fiducia comincia a dare i primi segnali di sfinimento al teatrino che mettiamo in piedi tutti i giorni ma finché non ci chiudono fuori continueremo a sfinirli volentieri anche perché ogni volta dalle sue enormi vetrine ad angolo abbiamo una visuale ottima per scattare alle persone che passano di fretta li davanti. Il programma di oggi prevede una fermata a Brooklyn Dumbo, alla palestra Gleason’ Gim, la palestra dove hanno girato ” The million dollar baby”. Uno spettacolo. Pareti scrostate color rosso fuoco, e ring di tutti i tipi, dal classico da pugilato, a quello per il wrestling, a quello per l’UFC. Uomini, donne e anche bambini con la faccia da adulto come Jarrell che avrà avuto al massimo 7 anni ma che già sognava di diventare campione del mondo e si allenava con loro sotto gli occhi attenti della mamma. C’era FIRE, la campionessa di colore con un viso da modella che aveva appena combattuto per una ventina di presenti, ha posato per noi davanti alle pareti tappezzate di locandine delle riunioni storiche e delle figurine di tutti i pugili passati da li. C’erano professionisti e persone normali che si allenavano insieme in quell’ambiente fatiscente il giusto,con quel tipico odore di stantio che trovi solo in certi ambienti sportivi.C’era Johnny Rodz uno dei pionieri del wrestling, un hall of famer che ci riceve nel suo ufficio mostrandoci fiero il suo anello che lo certifica tra i grandi, e il suo action figur. Ci racconta tutto di se, posa con Teo e gli fa provare l’emozione di indossare la cintura da campione del mondo. Chissà quante migliaia di volte ha raccontato la sua vita a sconosciuti, ma il cuore ancora ce lo mette posso assicurarlo. C’era papi che si è sciolto davanti alla t-Shirt col marchio della palestra che gli abbiamo regalato.Ancora con la luccicanza negli occhi per la scoperta fantastica fatta, ci incamminiamo verso la zona sottostante al ponte di Brooklyn. Lo scorcio sarà anche turistico, ma sicuramente è’ mozzafiato, ti sembra di vedere le locations usate per mille film, per c’era una volta in America primo tra tutti. (poi spiegatemi come cazzo hanno fatto a incorniciare perfettamente l’Empire in una delle arcate del ponte).lI mattoni rossi delle vecchie fabbriche intorno al ponte e le grafiche ancora presenti sui muri dei palazzi sanno di America vera. A pranzo andiamo all’ALMAR, dove ci spariamo una favolosa insalata di tonno e ci facciamo delle sane chiacchiere perché noi non siamo in vacanza sia ben chiaro!!!!Da li si parte per cercare casa di Caroline, amica di Chico che vive a NY, cantante originale di helsinki che ha messo su famiglia con Kyle e il figlio Ian. Per arrivare da loro ci facciamo a piedi tutta la Henry Street, lunghina direi oggi quello che accusa sono io, ma ho imparato subito che se ti fermi puoi solo perderti qualcosa di buono. Il quartiere e’ fighetto si ma pieno di localini e case a schiera curatissime, micro giardini con statue rigorosamente della madonna, negozi pochi ma in uno che vende vintage italiano conosciamo un fotografo Mexico-franco-irlandese- polacco-italiano con unghiacce lunghe e cappello da cow boy specializzato nel fotografare la lucentezza! (Boh) incontriamo uno scrittore americano che produce per la televisione che ci rimette nella strada giusta e accompagnandoci ci da dritte su dove cenare e cosa vedere, un bel personaggio, di una gentilezza rara, lo incontriamo mentre va a prendere la pizza in uno strano posto, dove non si riesce a mangiare al tavolo perché se provi a prenotare puoi morire di fame. Passando li davanti alla pizzeria ancora chiuso ci saranno state almeno 10 persone che aspettavano già li in fila. Cazzo ma è una pizza!!!! Si potrà?poi finalmente devastati dalla camminata arriviamo. Non stiamo tanto, il tempo di fare qualche migliaio di scatti al bambino, di guardare un libro di un fotografo che conosceremo prossimamente, e di trasformare in un amen la loro bellissima casa in una camera a gas visto che ci hanno fatto togliere le scarpe. Prima di rientrare,a cena al Calexico, ristorante messicano. Altra scelta azzeccatisima. Tacos, burrito,quesadilla e ovviamente cervezas. Oltre al viaggio negli usa, stiamo facendo uno splendido viaggio culinario, sfatando anche il luogo comune che qui si mangia malissimo. Sin’ora oltre che in posti belli abbiamo mangiato da Dio. La stanchezza si fa sentire e domani ci si sveglia presto. Rientriamo a casa in taxi che son solo le otto. Domani si parte con Harlem.Pazzesca la gente che si conosce per strada, anche grazie al sempre più leggero sovreccitamento di Chico che non si lascia scappare una occasione per le sue gag NOPANIC, ma ancor più incredibile e’ il fatto che non ci è ancora capitato di chiedere a qualcuno che lavoro faccia e sia un semplice impiegato o operaio. Fino ad ora abbiamo beccato, scrittori, attori, fotografi, scenografi, ecc persone da nulla insomma, la grande mela e’ grande anche per questo. Grazie a tutti, e a domani, grazie perché sembra che ogni cosa si muova con noi, per far si che tutto sia al posto giusto. Grazie alla tipa del messicano che ha nascosto con noi il cappello di papi che ogni volta proviamo a fargli sparire. lo faremo impazzire se andiamo avanti così, e grazie ai due tassisti che abbiamo avuto oggi, il primo cinese, il secondo libanese che alla domanda ”se tu potessi esprimere un desiderio, cosa chiederesti” hanno detto il primo la salute, il secondo l’educazione…..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dai Bill, lassa andè…lo sai benissimo che la vera Harlem is giast araund de corner!

Buon non compleanno bro!

Welcome back Cristina, nice to meet you Salvatore!

 

NYDAY4

Mi viene difficile pensare che in Italia non si riesca a capire, che la scusa sia sempre la stessa….” Da loro e’ facile, da loro non ci sono i problemi che ci sono da noi” sembra quasi che chi può prendere decisioni importanti, quelle che possono migliorare la nostra vita, migliorare l’ambiente dove cresciamo, non sia mai andato a farsi un viaggio in giro per il mondo, per prendere spunti, idee. Forse (anzi sicuro) e’ colpa anche dell’italiano, che vede la furbata possibile ovunque. Forse non siamo in grado di migliorarci, di crescere, forse e’ più facile tirare la classica sola al turista giapponese che non capisce se gli chiedi 50 euro al posto dei 5. Ma non può essere che in giro per il mondo vedi treni funzionare, gente cortese, sorridente disposta ad aiutarti e dedicarsi il suo tempo volentieri, attività aperte 24 ore al giorno, strutture pulite e funzionanti, paesi in cui paghi i parcheggi una volta sola all’anno e puoi andare dove vuoi, o paesi dove la macchina non serve neanche. Noi siamo quelli in cui Trenitalia fa il sito per la vendita dei biglietti nascondendo la maggior parte dei regionali o delle tratte a basso costo per vendere i biglietti più cari. Siamo quelli che continuano imperterriti a fare pagare i parcheggi con gli automatici per poter fare poi le multe, siamo quelli che i turisti li spolpano, tra tasse di soggiorno, e prezzi maggiorati per servizi scadenti. Siamo quelli dell’iva, quelli della marca da bollo sul passaporto, siamo quelli dell’alitalia, dei mezzi che paghi caro ma che non sai se è quando passano tra ritardi o scioperi. Per fortuna si può viaggiare, si può capire se questa e’ ancora una dimensione umana, per fortuna si può cambiare.

Anche sotto la pioggia New York ha un fascino unico, con la gente che corre per le strade con sacchetti di plastica modellati in testa, e il classico loro ombrello da 5 dollari in plastica trasparente, con tombini che fumano e i taxy gialli che corrono riflessi nell’acqua. Oggi per tutta la mattina e tutto il pomeriggio non abbiamo fatto un gran che ma ci voleva dopo la giornata di ieri. Oggi era il mio non compleanno e non lo sapevo. Il mio BRO e il mio DAD mi hanno regalato la LUMIX GX1 e anche se non sono mai stato capace di dimostrarlo sono felice come una Pasqua domani hanno messo sole, e sarà il giorno giusto per provarla per bene. Con Teo un bel pranzo thai nel nostro quartiere e poi all’appuntamento a casa con Chico. Ci siamo preparati per la sera, abbiamo sentito, morose e mogli, e dopo un riposino siamo usciti per un hamburger ( dicono il migliore di NY ) allo Shake chacke, dove ti danno un apparecchio che ti evita di fare una attesa in piedi davanti alla cassa, quando è tutto pronto si illumina e vibra e tu vai alla cassa e ritiri. Ci raggiungono li anche Cristina Brolli (figlia del ceramista top di Rimini) e soprattutto anche Salvatore Corso, un bravo fotografo italiano di Saronno trasferitosi per amore a ny. Salvatore scatta foto e ritratti a jazzisti in giro per la grande mela e ci ha accompagnato al Bill Place al concerto Jazz. Il posto dove si suona e’ stato ricavato da Bill a casa sua, dove vive con i suoi strumentisti, e dove ci suona nel seminterrato due volte a settimana. Ingresso 20 dollari e se vuoi bere alcool te lo devi comprare da solo prima. Il jazz…..forse non sarò io quello adatto per giudicarlo, ma alla fine anche se la situazione era molto particolare con Chico stranamente ancora stracarico siamo scappati via sfiniti. Non si può andare ad Harlem nel quartiere nero, senza vedere un club loro, così ci infiliamo allo SHRINE dove (fanculo il ritardo) ha appena suonato MIKA. L’essenza del quartiere la si può respirare in un locale come questo, dove sei uno dei 10 bianchi presenti, che provano ad avere in ritmo nel sangue come loro ma che finiscono solo per sembrare fuori posto. Il DJ passa dal rap di strada al gam gam style con un filo di gas, ma di sicuro nonostante questo, la big mama al tavolo vicino, le facce da gangster le pareti tappezzate con le copertine di vecchi 33 giri, e le luci al Led danno un risultato migliore del vecchio jazzista. Giorno diverso oggi, ma sempre sicuramente da ricordare, la buonanotte ce l’ha data Luis il tassista messicano che ama il Bronx, …..tornare in uno yellow cab, di notte in una grande mela deserta con la musica classica che ti fa da colonna sonora non è male. Grazie Chico, grazie papi, grazie Cri e Salvatore……..mi manchi ciuffetto.

 

 Terry non era in studio quindi abbiamo proseguito in direzione Chinatown.

Questo primo blocco di foto è stato prodotto tra le 12.30 e le 19.30.

Adesso mi faccio una doccia intanto che Bro scrive il diario e Dad si riposa.

Poi appuntamento ore 11.00 pm. con Astro per seratona drag queen nella vera lercia bigappol…

Non vediamo l’ora…cissi dopo.

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Per staccare un ritratto a Fake Terry by my bro.

Di tutti gli scatti di questa notte al Marquee ne posso pubblicare solo uno…ho formattato senza scaricare…almeno credo.

Da ubriachi è megli fa gnint tuca gnint…invece…

Data rescue, pensaci tu!

 ©photo by my Bro.

NYDAY3

La prima sveglia di american dad e’ stata soft per dargli modo di riprendersi dal viaggio, così in piedi alle 10 e cazzeggio preparando il piano di attacco allo studio di Terry Richardson. Per Chico e’ cominciato il rito della vestizione e ho avuto anche l’onore di ripulire il pizzetto FAKE. Fa strano fare la barba ad un’altro, figuriamoci a Terry in persona. Pronti siamo scesi in strada nel nostro quartiere, abbracciati dai graffiti che ti accompagnano per strada tra gli sguardi stupidi delle persone stupite dal casino che riescono a fare solo tre persone. Colazione al nostro baretto di fiducia con Chico entrato nella parte che fa le foto con dei ragazzi belgi suoi ammiratori che non dubitano neanche del suo slang americano-romagnolo, poi diretti allo studio per l’incontro con il MASTER. Purtroppo le luci dello studio spente ci hanno fatto capire che avremmo fatto un tentativo a vuoto, ed è’ cominciato il secondo safari fotografico attraverso Little Italy, Nolita, e per finire a lungo x China town, infilandoci anche in stradine meno battute da turista che finisce sempre con lo stare nelle vie piene di negozi o suggeriti dalle solite guide, perdendosi l’essenza vera di ogni posto al mondo. Proprio una di queste deviazioni ci ha fatto il solito regalo, incrociando il set di una fiction con Tom Sellek che aspettandolo poi abbiamo paparazzato. Il magnum P.I. degli anni 80 adesso ha più l’aria di un 120 ma di kg. Ma l’incontro e’ avvenuto. Il pranzo thai e’stato servito alle 16,30 in vacanza anche gli orari sono sballati come noi, ma ci siamo ammazzati dal ridere, e papi ormai si ammazzava davvero strozzandosi con il vino. Abbiamo rischiato di farci cacciare per schiamazzi anche dai placidi orientali e abbiamo concluso il tour con la parte finale di china town e canal Street, oltre ai Five corners, il posto dove hanno girato gangs of New York. Sfiniti, siamo rientrati a casa per un riposino pre uscita serale. Non sarà stato un giorno pienissimo, ma sicuro stancante, oggi non ha piovuto come doveva, anche il meteo tiene per noi, anche il cielo vuole che il viaggio non abbia contrattempi. Noi non abbiamo paura, ormai sappiamo anche far si che diventino momenti memorabili, il posto aiuta sicuro. Per le 

23 con Chico cena a base di felafel ( il primo della mia vita) in un posto carino di quelli in mattoni rossi e sgabelli metallici piantati a terra, il brother era stranamente su di giri, leggermente carico, e ha finito per ballare i clash in mezzo alla stanza. Da li siamo andati all’appuntamento con il nostro alieno ASTRO, al MOTOR CITY BIKE localino che te lo raccomando una Brooklyn lager e via con loro al MARQUEE in taxy, dove la mia sola preoccupazione era scampare alle palpate di ASTRO leggermente ingrifato. Lo so vado via come il pane quando sono in vacanza. Stile della festa girone infernale dantesco,con drag queen di un livello superiore. Alle 2,30 a casa contenti e posso dire sano e salvo a casa. Abbiamo passeggiato tra vie con negozi solo di barbieri, tra ristoranti con le pareti tappezzate di dollari firmati, siamo entrati in un tempio-negozio taoisti per prendere il nostro Buddha sorridente portafortuna, abbiamo conosciuto l’attore italo americano che ha recitato in casino’ per Scorsese, il mitico Vincenzo che nel film fa arrestare tutti. Abbiamo visto la chiesetta di Little Italy che non ha una storia sua alle pareti ma solo statue e icone, e un macchinario per autoprodursi l’acqua benedetta, non avrà la storia, ma di sicuro deve aver visto parecchie sparatorie nel tempo. Tutto e’ business tutto e’ frenetico in una città che ti offre tanto ma ti chiede anche di più, in cui se ti rilassi ti passano avanti almeno in 50, non credo riuscirei a viverci, ma di sicuro ci tornerò. Tutto quanto e’ portato all’eccesso. Lo stile qui conta, conta anche qui apparire, sembrare, interpretare un ruolo. Di sicuro e’ un posto di quelli in cui potresti sederti su una panchina per tutto il giorno e troveresti qualcosa ogni volta da raccontare, il solo problema e’ che le giornate durano poco per vivere al meglio tutto quanto. (Nicola De Luigi aka my bro)

Alla fine devo aspettare di tornare a casa per recuperare lo shooting completo al Marquee,

la versione prova di data rescue mi recupera una foto alla volta…troppo poco per una serata da 400 scatti e passa, ho altro di meglio da fare.

In compenso in una scheda si sono salvati degli scatti che pubblico di seguito, diciamo che non sono i migliori…

Pensa te gli altri cosa devono essere!

 

 Bommalek!

Ora che Papi dorme posso cercare di ricostruire la giornata partendo dalla fine…buon viaggio a tutti.

Nice to meet you Francesca, fa buon uso delle mie parole…